SPETTACOLO MOLTO LIBERAMENTE TRATTO DAL CAPOLAVORO DI VICTOR HUGO

 

Se un gruppo di "mendicanti" decide di raccontare una storia senz’altro la vicenda è interessante, se poi una storia simile è già stata scritta da un genio della letteratura qual è Victor Hugo il fatto può diventare curioso e intrigante.

È possibile, da due volumi di notevole spessore, far uscire personaggi, atmosfere, vicende, affreschi storici, racchiudendo il tutto in uno spazio esiguo come il palcoscenico?  Tutto può avvenire quando si accetta il gioco straordinario della fantasia, il teatro ci fa ritornare bambini e ancora una volta possiamo dire “Facciamo finta che", ma non prendeteci troppo sul serio.

La parabola di Jean Valjean, il buon forzato vittima di una società crudele con i deboli e vile con i potenti, il suo incontro con ogni tipo di umanità, ci permettono di usare anche la tecnica del gioco, di lavorare, come scuola di teatro, sui caratteri, passando dalla lievità poetica alla narrazione più cupa.

Vogliamo sottolineare che non è nostra presuntuosa intenzione imprigionare fra le quinte un’opera, talmente vasta e imponente da non essere rappresentabile e alla quale ci siamo accostati perché vi abbiamo trovato una modernità un'attualità tali da consentirci anche la capriola dello scherzo.

Tutto emerge dagli stracci di un'epoca andata in pezzi, ogni attore è un mondo, raccoglie nel suo ruolo giustizia e ingiustizia, bontà e perfidia, bellezza e orrore,

abbrutimento e redenzione. Che ne sarà di Jean Valjean dopo essere diventato il buon sindaco Madeleine, il buon padre Fauchelevent, dopo aver aiutato Fantine, Cosetta, Mario e un'infinità di derelitti, come sarà la sua vecchiaia? Noi non siamo sicuri della risposta ottimistica dell’autore, ma siamo certi che il perfido Javer, finirà ucciso dalla sua ossessione. Vorremo però sottolineare una frase riguardo al ligio custode della legge che ci è parsa straordinaria. "L'onestà, la sincerità, l'ingenuità, la convinzione, l'idea del dovere, se si deformano possono diventare vergognose, ma anche vergognose restano grandi. Sono virtù che hanno un vizio: l'errore".

Riduzione testo e Regia di Chiara Giordanengo